C’é del virtuosismo , eccome, anche nelle “Opinioni di un Pulcinella, ovvero di un burattinaio” del Teatro Alegre. Altra sorpresa della prima serata. Ma anche qui niente di convenzionale. Siamo al punto di congiunzione col teatro che sperimenta, che si contamina, sfiorando il nostro quotidiano. Si comincia da Pulcinella nel teatrino più ovvio, distante dal palco, e via a via si frantuma l’oleografia in un universo in miniatura. Si comincia anche dalle Opinioni di un clown di Heinrich Boll (“Era già buio quando arrivai”) e si viaggia con una valigia che contiene il passato, il presente e il futuro del burattinaio. Il suo orologio(burattinaio, non attore, se attore é solo un privilegio), il suo esserci in ribalta, quella reale, dove c’é sempre meno posto per la fantasia, magari per un hippy, dove la tv spadroneggia. Volendo, solo il burattino può stracciare quello schermo di carta.
E’ un gioco scoperto, Georgina Castro Küstner e Damiano Privitera reggono i fili a vista, “raccontano il loro giocare, lo smontano, lo ricreano, lo distorcono, lo frantumano. Pulcinella cammina insieme a la morte, le marionette producono marionette, in una strada o in una casa borghese, descrivono la loro ispirazione (Munch, Modigliani, Van Gogh), si spezzano, penzolano nel vuoto. Ma resistono. Come il clown di Boll, cantano ancora.

L’Unione Sarda sabato 7 ottobre 2000