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"Marionette meglio che attori, la musica le fa volare" Pulcinella e Napoli, ventagli e toreri, nacchere e flamenco; la maschere italiane della Commedia dell'Arte e i simboli del folclore spagnolo: sono le due anime dello spettacolo di marionette portato da Torino dal Teatro Alegre e andato in scena a Fiorenzuola, nell'ambito del festival organizzato dal Manicomics. E' vero che le marionette sono più espressive di attori in carne e ossa? Qualche volta si. E questa e una di quelle volte. Queste «Marionette in cerca di manipolazione» manovrate nei movimenti dai due animatori-autori, Damiano Privitera e Georgina Castro Küstner, sono amorevolmente seguite gesto dopo gesto. Non ci sono parole, ma c'è molta musica. Una musica che fa volare i piccoli personaggi. Sulle onde impetuose delle note, sembrano mettere le ali. Sul loro minuscolo palcoscenico cantano, ballano e volano. Così, danzando, raccontano le loro storie. Lo spettacolo, sorretto da un forte senso del ritmo musicale, è costruito in due tempi e cinque quadri, ed ogni nuovo atto è annunciato da un battere di tamburello. Il livello tecnico e la qualità poetica del lavoro sono davvero stupefacenti, e fanno pensare ad uno spettacolo visto anni fa a Piacenza (alla Filo, dove allora era andata in trasferta la stagione di prosa del Municipale) e presentato da un grande mago dei burattini, il russo Serghiej Obraszov. Ma il fascino delle marionette di Damiano e Georgina non consiste solo in una abilità tecnica, quanto piuttosto nella continua invenzione poetica, nelI'estro del parodistico, nell'intenerimento di un ironico affetto. Che seduttrici queste marionette che si muovono a tempo di musica. Ecco perché questi mini interpreti (mossi con dei bastoncini di legno) possono essere molto più di un attore: perché possono essere tutto, l'assurdo diventato credibile, la fiaba mescolata all'ironia, il realismo più quotidiano e il surrealismo più avvincente. Nel lavoro del Teatro Alegre c'è l'uso del gioco tra verosimiglianza ottenuta con grande virtuosismo e assurdità del pupazzo. Nello spazio di questa contraddizione si insinuano un'ironia e un senso del gioco che fanno teatro. Un teatro della fantasia e delle meraviglie. La rappresentazione è stata accolta con molto favore e calore dal pubblico abbastanza numeroso
Umberto Fava Piacenza, Italia settembre 1994
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